
Tra l’Europa e l’Asia, Mosca si presenta come il centro vitale di un impero che non conosce limiti: la Russia degli Zar, del Partito Comunista, di Putin oggi.
Lo Stato più grande del mondo ha la capitale che si merita e i numeri lo dimostrano.
Con ben 18 milioni di abitanti distribuiti su tutta l’area metropolitana, Mosca è una delle megalopoli più grandi del continente europeo. E’ il centro politico, amministrativo, economico e culturale di una grande nazione che ha scritto la storia dell’ultimo secolo e che non sembra essere disposta a cedere la penna. La politica internazionale, oggi come ieri, ci ricorda che la Russia è al centro della scena.
Un Paese forte ma con un’eredità debole. La Russia dopo la fine del Comunismo cresce rapidamente, spintonando e tentando di riprendersi il suo status di grande potenza. E’ tornata alla ribalta con lo spirito dei pionieri, lo stesso che animava i cosacchi che si espandevano in terre sconfinate alla ricerca di pellicce da rivendere sul mercato di Mosca. Proprio qui erano intrecciati i commerci tra la Grande Russia e l’Europa, tutto ciò che i paesaggi siberiani e dell’Asia avevano da offrire ai ricchi compratori europei.
Mosca è il punto di contatto tra l’Europa e gli infiniti chilometri di foreste, miniere e giacimenti che arrivano fino al Pacifico e che i russi hanno conquistato e difeso “vendendo cara la pelle”, letteralmente.
Tutto sembra essere in bilico a Mosca. Sospesa tra l’Asia e l’Europa, è una capitale moderna dove però i segni del passato comunista ancora trionfano e spiccano nello skyline cittadino. Tra i grattacieli colorati e stravaganti di chissà quale compagnia petrolifera, svettano infatti le 7 enormi torri che Stalin fece costruire per dimostrare la grandezza del regime comunista.
Le strade lastricate del centro ci riportano in una capitale europea.
L’architettura ricorda vagamente le città dell’Europa centrale, mentre, tra pub, negozi d’ogni genere e fast food, sembra davvero di non essere mai usciti dai confini di Schengen.
Purtroppo però, per andare a Mosca la procedura e i costi si fanno proibitivi in confronto a un tranquillo week end nelle città d’arte europee più gettonate.
Ma visitare Mosca è senz’altro un viaggio “diverso” e per certi aspetti più intenso. Non si tratta solo di vedere monumenti, chiese e musei, si tratta di entrare in un’atmosfera diversa e totalmente sconosciuta. Un passo indietro nel tempo, immersi nel ricordo del comunismo, dentro ad un paese che del comunismo ha dimenticato quasi tutto e che si affretta quasi a rinnegarlo.
Eppure il comunismo sembra essere ancora pesantemente appoggiato sulle spalle di Mosca. Già alla dogana aeroportuale di Domodedovo (il principale aeroporto di Mosca) le uniformi dal taglio sovietico delle biondissime agenti non mentono: il “Partito” c’è ancora. Dietro l’angolo il treno moderno, veloce e Wi-Fi free collega lo scalo internazionale con il centro, mentre, appena fuori dalla soglia, una folla di tassisti si dimena a caccia di euro, scambiati ormai a 85 rubli l’uno.

La Piazza Rossa
Per capire Mosca in tutte le sue sfaccettature bisogna però arrivare nella Piazza Rossa. Solo qui si può avere una visione d’insieme della città, una sorta di riassunto per cogliere appieno l’atmosfera di una metropoli infinita. Il selciato fungeva da tappeto rosso per i cingoli dei carri armati che ogni anno ricordavano alla popolazione chi deteneva il potere nella metà orientale del globo. Oggi è ancora perfettamente livellato in tutta la sua ambiziosa estensione.
Gli anni delle parate sono finiti, ma camminando sulla piazza non è difficile immaginarle sfilare di fronte alle mura rosse del Cremlino,simbolo del potere prima zarista e poi sovietico. L’ideologia alla base dei ben 70 anni di comunismo,invece, rimane incastonata nel mausoleo di Lenin, anche davanti a lui sfilavano i lunghi missili e ogni sorta di armamento di cui i russi andassero fieri. Dalla parte opposta, i magazzini GUM, ieri simbolo della ricchezza e del benessere, oggi del consumismo e della moda.
Simbolo di Mosca e padrona incontrastata della Piazza Rossa, l’antica chiesa di San Basilio si staglia nel cielo freddo e limpido del gelido autunno russo.
Costruita per celebrare la Russia e i suoi popoli sparsi su migliaia di chilometri quadrati, piuttosto che la fede cristiano ortodossa. La sua forma ricorda un focolare che cresce al centro, tante culture e tante genti unite dal calore della Madre Russia.
In fondo, un po’ di calore farebbe proprio comodo nell’ottobre di Mosca, quando l’inverno siberiano giunge alle porte della città.
Ottobre a Mosca è imprevedibile e affascinante
La porta dell’inverno è qui. Il freddo invernale, che di lì a poco raggiungerà anche l’Europa, ha già bussato a Mosca. Il vento delle foreste siberiane, come hanno fatto in passato le sue genti, le sue ricchezze, le sue tradizioni, passa di qui e raggiunge finalmente l’Europa.
Non è un caso sia stata definita la Nuova Roma, capitale di un impero che ha riunito sotto il suo dominio regioni sperdute e persone da ogni angolo dell’Asia. Qui sono passati mercanti, carovanieri, ma anche intellettuali e ideologie che hanno cambiato la storia.
“Guardate ad Oriente!Sembrava che per il popolo russo non vi fosse via d’uscita dalle tenebre dello zarismo.Per una rivoluzione e soprattutto per una rivoluzione vittoriosa non vi erano speranze.Ma la Russia è il paese dove si realizza anche l’impossibile.”Anatole France (Premio Nobel per la letteratura 1921) riferendosi alla Rivoluzione d’Ottobre del 1917