Budapest, Ponte delle Catene

Nella capitale ungherese c’è un colore che prevale su tutti gli altri

Non sono solo i taxi e i tram sferraglianti che contribuiscono a dipingere di un giallo acceso le strade cittadine. A Budapest sono gialli anche i palazzi del centro con l’intonaco scrostato che lascia intravedere qua e là i mattoni, sono gialle pure le volte nella coloratissima Chiesa di Mattia, totalmente bianca all’esterno e circondata dai magnifici Bastioni del Pescatore.

Le luci sul Danubio

Aspettando le tenebre di questa notte di maggio, le luci artificali iniziano ad timidamente ad accendersi e a scintillare sulle acque del Danubio. Prima un albergo di lusso, poi un bistrot, a seguire anche le barche e i ristoranti galleggianti ancorati alle rive del fiume. In lontananza si sente la musica di un pub, sta suonando una band dal vivo.

E’ già buio quando il Ponte delle Catene inizia a illuminarsi sopra all’immenso fiume che separa le due anime della città: Buda e Pest. Le acque scorrono veloci portandosi via tutti i riflessi .

Camminando lungo le rive del Grande Danubio è tutto un brulicare di fari e luminarie, perfino le biciclette partecipano con i loro led brillanti a questo spettacolo di vita notturna. E’ solo maggio, ma sembra già di essere in piena estate a Budapest. Le strade e i locali sono pieni di giovani  provenienti da ogni angolo d’Europa e del mondo.

Chi sorseggia una birra ghiacciata, chi divora un enorme Kurtőskalács (il dolce tipico ungherese) appena srotolato da un legno rovente e ricoperto di cannella. C’è un senso di festa nell’aria ed è difficile non lasciarsi trasportare.

Budapest tra passato e presente

Ultima nazione a essere inglobata dal terrore di Hitler, dopo la guerra l’Ungheria si è ritrovata direttamente sotto il controllo dell’URSS. Gli ungheresi hanno dapprima dovuto sopportare le torture e i crimini nazisti, poi la repressione e la dura convivenza con i comunisti fino al 1989, quando l’Ungheria insieme all’Austria lasciava transitare sul suo territorio i tedeschi divisi dal Muro di Berlino.

Al numero 60 di Andrassy Utca, affacciata su un lungo viale alberato, è racchiusa la memoria di tutte quelle violenze. La Casa del Terrore, come è stata definita, venne utilizzata sia dai nazisti sia dai comunisti come sede di interrogatori, torture e smistamento dei prigionieri.

Il museo Terror Haza sorge in memoria di quei crimini senza tempo. I due volti della dittatura in Ungheria campeggiano all’ingresso dell’esibizione. Nero e Rosso, la croce frecciata del partito collaborazionista ungherese e la falce e il martello della dittatura comunista, insieme nelo stesso cupo edificio. Nelle prigioni sotterranee, gli orrori e le torture sembrano perdere ogni colore politico e mostrarsi per quello che sono veramente: un crimine contro tutta l’umanità.

In queste celle venne rinchiuso lo stesso Imre Nagy, il presidente che aveva guidato la rivolta ungherese del 1956 contro lo strapotere di Mosca. A quella rivolta parteciparono moltissimi giovani ungheresi, alcuni dei quali furono arrestati, altri torturati e uccisi.

Oggi Budapest sembra lontana da quei pericoli, ma i simboli e i ricordi di quei periodi bui sono disseminati in ogni angolo della città e, forse, per questo, è ancora più affascinante.

Ungheresi, tedeschi, francesi,austriaci, italiani e inglesi, a Budapest si confondono e si mischiano nei locali, ascoltano la stessa musica, amano le stesse cose. In bicicletta, nei parchi e nelle vie dello shopping. Non c’è più nessun confine, nessun muro.

Chissà cosa ne penserebbe proprio lui, Imre Nagy, nel vederli. Cosa proverebbe guardando, oggi, la sua Budapest gremita di gente di ogni nazionalità, religione e colore politico ?

Chissà invece cosa farebbe se vedesse i muri che l’Ungheria sta costruendo per tenere lontani gli immigrati, o se vedesse che il partito neonazista ungherese sta aumentando progressivamente il proprio consenso.

Budapest è cambiata in fretta, crescendo tenacemente sulle proprie ferite, basta esplorarla per capirlo. Due tenute insieme dal Ponte delle Catene e dal Ponte della Libertà,  separate dalle acque del Bel Danubio Blu.